La colazione per me è sempre stata un rito, o forse, in certi periodi, un’abitudine. Quel che è certo è che l’ho sempre fatta, mai saltata tranne che per eventuali disturbi o per le analisi del sangue mattutine: in questo caso però c’è sempre il risvolto positivo, ovvero, una volta “svenati” si ha la perfetta scusa per fermarsi al bar e farsi coccolare da un godurioso cornetto caldo (o forse anche due…dipende da quante provette di sangue son state prelevate) e un cappuccino ben fatto.
Se mi si incrocia la mattina, appena sveglia, qualcuno potrebbe pensare che ancora in realtà io stia dormendo dato che ignoro tutto ciò che ho intorno: suona la sveglia, mi alzo di scatto, peggio che in caserma (credo, dato che non ci ho mai messo piede…), scendo le scale, apro le finestre (e qui ricevo il primo vero trauma passando dal quasi buio pesto al sole pieno…my gooood!), mi lavo le mani e mi preparo la colazione.
Il tempo della colazione è “il mio tempo”, il mio quarto d’ora nel quale nessuno (solitamente) interferisce.
Accendo la TV, sempre su canale 5 per vedere il Tg mattutino e sapere, prima che il mondo si svegli, se è successo qualcosa di inaspettato rispetto alla sera precedente, altrimenti ignoro le chiacchiere all’alba di politica, cronaca nera e sport e attendo inconsciamente che passi il meteo per regolarmi su come poi dovrò vestirmi.

Mentre scaldo il latte (da anni oramai nel microonde), focalizzo con i pochi neuroni svegli con cosa “colazionarmi”, mi piace variare o forse potrei dire che mi annoia mangiare sempre la solita cosa quindi, con disinvoltura, passo da fette biscottate con marmellata a pane arrostito, cereali, biscotti e qualche volta qualche pastina imbustata. Se invece sono sotto periodo festivo non disegno neanche i prodotto tipico festaioli, ecco quindi zuppette perfette con pandoro a Natale, colomba a Pasqua ecc.
Ovvio che, quando ho modo mi piace anche prepararmi qualche dolce da formo tipo crostate o plum cale o cose simili.
Ciò che invece rimane costante è il latte, di solito parzialmente scremato anche se preferisco di gran lunga quello intero e fresco: non potrei fare colazione senza un bicchiere di latte, rigorosamente tiepido.

Passati i 60 secondi con i quali il mio latte è caldo quanto piace a me, unisco a questo ultimo un cucchiaino abbondante di caffè solubile, niente zucchero poi per me.
Prendo tutte le mie cosine (tazza, cucchiaio, tovagliolo e “becchime” prescelto) e mi siedo con, a ore 11 la TV e a ore 12 la finestra aperta (e i miei cagnolini li, a sbavare invidiosi mentre mi sfamo…).
Ecco, lì seduta, il mio cervello si accende, spesso con la mano sinistra mangio e con la destra “spippolo” al cellulare (nel frattempo acceso) cazzeggiando fra le notizie di Facebook o i “uozzappini” non letti della sera precedente. Poi, alla fine, bevo il mio latte, oramai quasi freddo.
Concludendo la mia colazione do il via alla mia giornata, fatta di pensieri che si rincorreranno uno dietro l’altro: lista della spesa, bollette da pagare, benzina da mettere, cene da preparare, lavatrici da metter su, acquisti da fare, gli impegni lavorativi che mi aspetteranno, la spazzatura da buttare, e, in mezzo a tutto questo, devi anche mettere in moto tutto il resto della famiglia che, nel mentre tu sei lì a programmare tutta la giornata scandendola minuto per minuto, loro ancora, beatamente, se la dormono.

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